La pubblicità è l’anima del commercio.
E quando la politica diventa commercio è ovvio che si serva della pubblicità.
E per non farlo notare usa la pubblicità ingannevole e subliminale, mascherandola da informazione.
Non voglio certo dire che tale simpatica usanza sia nata oggi in Italia e che non sia stata tipica dei precedenti Governi, ma è un dato di fatto, che non sfugge alle persone un po’ più attente della media, che l’attuale governo ce la stia mettendo tutta in fatto di propaganda.
Un esempio che voglio portare è quello dell’abolizione dei costi di ricarica inserita nel pacchetto delle cosiddette liberalizzazioni.
Non voglio discutere sul merito delle liberalizzazioni vere e proprie: non ho la competenza per farlo (anche se da cittadino potrei dirne di cose, ah! se potrei).
Voglio solo, in questo ambito, discutere sulla vera appopriazione indebita da parte del Governo, del merito di altre persone e altre Istituzioni nazionali e sovranazionali sull’abolizione dei costi di ricarica delle schede prepagate dei gestori di telefonia mobile nazionali.
Leggete i due articoli che appaiono sul sito de La Repubblica: 1 e 2.
Poi leggete le dichiarazioni di Andrea D’Ambra, il vero promotore della petizione on-line che ha permesso di smuovere le cose: 1 e 2.
La petizione ha raggiunto oltre 800.000 firme, è stata presentata direttamente alla Comunità Europea, che ha incaricato l’AGCOM (e non il Governo) di svolgere un’inchiesta.
L’intervento diretto del Governo avrebbe rappresentato una grave ingerenza sul mercato, e sarebbe, inoltre, andato in conflitto con le competenze di una autorità preposta a risolvere questo tipo di problemi.
Insomma, il Governo, attratto da un bacino di consenso così ampio, sta propagandando come propria una soluzione che è dovuta ad altre persone e ad altre istituzioni.
Non vedo i mezzi di comunicazione di massa enfatizzare questa distinzione importante, vedo che la gente è spinta sempre di più da una percussione mediatica notevole ad attribuire al Governo meriti che non ha.
E a far sembrare meriti le cose che invece, non tanto lo sono…
Ma qui entreremmo troppo nella politica, quindi mi fermo.
oooh its in foreign!! but politics? I like the sound of it 🙂